Mario
Ti sorprendo
incredulo
davanti alla mia forma.
Non so se ridere,
urlare,
chiamarti semplice
o contratto.
E continui a violentare
dolce
lo sguardo mio festante.
Ho il coraggio di una splendida emozione;
ne godo, felice.
Ti chiamo.
I ricordi, quei giorni,
questi.
Quanto ti devo, Mario.
Vuoi ancora i miei occhi,
scrutare l’intima natura
conosciuta,
studiata.
Li hai, Mario.
E con loro
tutto me stesso.
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