Signor Parodi
Signor Parodi
di nuovo incontro
la sua ombra
vacante d’inerzia
esasperata.
Di nuovo scopro
lati sconosciuti,
delitti mai dichiarati;
timidezze irrisolte.
La sua casa ha il sapore
dell’uomo che la visse.
D’antico saprebbe
il tappeto polveroso
di sfregio violato,
e la stadera, rugginosa,
vissuta,
fatica ed essenza
dell’uomo universale,
tempo e storia
di noi,
dentro di noi.
Quasi il sudore di terra lontana,
nei secoli,
impregna corposo
la sensazione attenta
del novizio alla scoperta;
quel percepir tepore
strano
che il ferro consueto
suol togliere spontaneo
alla vista sua
distratta.
Ed una sincera circostanza
d’affetto
che coinvolge
il sentire mio profondo.
Umano.
Ma qual senno avra’
domani
l’intentare consueto
la fatica di se stessi.
Quale vuoto costruito
nel vuoto delle stanza,
in silenzio,
in simbiosi.
Non la stadera
la ricordera’
Signor Parodi,
ma il vuoto stesso che ha investito
delle veci sue scomparse
il senso mio di lei
a quella vista.
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