Il barbone
Uomo
che siedi
a quella mensa
povera
di cuore e di sostanza,
con i vizi tuoi
confusi
nella giacca scura
e senza orgoglio,
sudicia
di ogni tuo peccato
disumano;
Mangi
quotidiano
il senso dei tuoi giorni
seduto
sconcio,
fra i rumori che ti rubano la gioia
di sentirti gridare:
fiero
del bottino,
della preda.
Eppur non godi;
bestemmi,
seduto,
senza posa e senza pudore,
condannando anche quel lembo
sfuggito incosciente
alla tua presa.
Ti chiedo solo
il senso del pensare sconnesso,
dell’essere tuo
ostile
a quella sola mensa
di cui abbisogni.
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