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L’uccellino
Come in un nido
traccio
mentale
l’orizzonte del volere
con la natura ovvia
dell’impavido esitare.
Sicura
corre la linea
nello sguardo mio
intrapreso
ma ancora esito
nel solletico d’erba
di dimora.
Questo nido,
l’unico mondo
di quest’essere natura;
la certezza
delle ali altrui.
Ed ora attendo
sorpreso
il mio momento,
voglioso
e svogliato,
incredulo
e deluso.
Diventa reale
questa linea
che sveglia
il torpore
nel mio petto,
e scopro
queste scomode piume
ali
per il mio necessitar
di volo.
Guardo fuori.
Le nubi spaventano
ancora
l’attimo fatale,
bloccano il rigurgito
vitale
destino mio
incalzante.
Non oso piu’
scorgere
le forme
prima definite.
La linea e’ scomparsa,
rarefatta nel buio.
Non voglio piu’
respirar di vita
ne’ di necessita’
capir virtu’.
Non sento
l’attimo nervoso,
la crudelta’
del gesto ormai
deciso.
Raccolgo le mie piume,
dimentico le ali,
torna il torpore
nel mio petto.
Non amo
cio’ che devo
e non percepisco
alcun sentire
d’emozione.
E attendo ancora
un altro tramonto,
un’altra alba,
nuove mie tentazioni.
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