Ma i violini suonano lo stesso
Strana battaglia,
oppur contesa,
il cuore e le sue storie,
la passione,
la superficie e gli imbarazzi
del profondo,
cercar la dignita’
anche nell’ultimo destino,
la sonata del piffero
in minore;
e che ardore
spingersi ben oltre,
reagir di senno
al losco istinto,
capir d’amor
piu’ che di senso,
soffrir la voce
all’alta nota.
Strana azione
l’aspettar deluso
e senza veglia,
subir l’abuso sconsolato
del rifiuto
e pur capire, ancora capire,
concepire la semantica cultura
del discorso
e l’avido cercar
per altre scuse.
Strano volto dell’uguale
dell’homo in tutto
e non banale,
cortese alle sciocchezze
e ad ogni fine;
e strano mutar di simbolo
in coscienza,
rattristarsi al fiuto
dell’inverno,
ma capire, sentire,
sapere,
gia’ provare
e quindi avere.
E triste attendere
paziente
l’emersione
lontano veder la rotta
e non confini,
e pur sapere
il nerbo
ben difeso,
accettar del sacrificio
il merito
e il coraggio.
Ma i violini suonano lo stesso;
nel buio intonano stupore
e li sento gorgheggiare
ogni secondo,
affondato
e poi cullato
in banali meraviglie.
Lontano.
Capisco;
lontano.
Ma i violini
suonano lo stesso.
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