Perche’ lo faccio
Forse per resistere
a me stesso;
forse perche’
chiaro
adesso appaio
nello specchio.
Forse perche’
ancora,
tu,
non hai capito;
o forse perche’
stanca
ti distrai,
ti vedo,
da qualunque mio sentire.
Ed allora
rincorro il brunito
dei tuoi occhi,
il calore
del passato accarezzarsi,
e la tua pelle,
petalo di singola creatura.
E trovo puntuale
il pensiero che conosco,
il fine atteggiamento
della donna
che domanda,
l’astuto dondolarsi
nella noia.
E trovo, e’ capitato,
il triste sguardo
del relitto,
o l’antico timor
di vecchie scale,
il consueto filar
di trame e cuori.
Perche’ lo faccio.
Facile veder
se cio’ si vuole;
facile annunciare
la venuta,
garantir ad altri
ed a noi stessi
il giudizio dell’eterno
al compratore.
Ma non facile
il sentir
col proprio corpo,
provare e profanarsi
del miracolo
d’amore.
Non facile
ed ancora piu’ temibile,
la semplice misura,
veder che in altri
il proprio
non s’appaia;
non facile capir
che in quell’amore
altro non v’e’
che sia ventura.
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