Patrizia
Punto un orizzonte
senza sosta
mentre ozio sul davanzale
della mia perversione.
Seni enormi
percorrono le strade
della mia fantasia
e ansimando,
tocco la pelle
del tuo corpo
senza eta’.
Scura e’ la valle,
cosi’ ricca di riccioli
e profumi.
Sento crescere
la portata di un fiume
che bagna timido il mio dito,
ed ascolto incredulo
il canto
del senso mio
piu’ teso.
Turbine, follia,
donna,
mi prendi la mano, la carezzi,
sogni velleita’ derise
dal tuo semplice cosciente.
Sterile,
incontro palpebre socchiuse
e ciglia addormentate fra di loro;
mi avvicino;
leggero,
soffio.
Socchiudi le labbra,
ti muovi,
uno scatto mi solletica
la vista.
Ma non ti svegli;
mi svegli.
Ti bagno le labbra,
assetata,
costruendo ponti di saliva
da cui ti raggiungo
di nuovo.
Mi insinuo nel tuo vortice,
io vortice,
combatto,
perdo,
vinco,
mi fermo.
Le labbra si richiudono felici;
le mordi.
Cresce in te
l’onda per la mia spiaggia.
Ancora uno scatto,
improvviso;
mi abbracci
mi stringi
la mia fronte preme sulla tua,
ti sento tesa, una corda;
mi guardi
quasi spaurita;
ancora socchiudi gli occhi, incredula
e ti infrangi,
maestosa,
travolgendomi sublime.
Poi le acque si ritirano,
pacate,
senza squallidi detriti.
Mi baci,
senza coscienza
raccogli i tuoi pensieri
e dolcemente ti addormenti.
Io,
no.
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