Ti prego
Dimmi che fai.
Sotterri il tuo nome
dietro al fango appiccicoso
di un bagliore improvviso,
detto bello, capace
nuovo.
Magari
le sue braccia gia’ ti cingono
forzute, bionde,
incalzanti di strana moralita’,
banale.
Estranee.
Ma si,
buttiamoci,
uomo non duol
a questo mondo,
bello e forzuto.
Signora mia.
Droga alle mie ossa,
scorri nel mio sangue,
solchi i miei pensieri
a garantir di firma
podestate.
E non respiro,
al tuo non piu’.
Ti prego.
Non cancellar di me
le vene che percorri.
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